La vita ai tempi dei dinosauri incuriosisce sempre il grande pubblico, tanto da aver appassionato generazioni di cinefili coi vari Jurassic Park, World etc, ed anche generato studi da parte di scienziati che, come per la ricerca di cui si parla sul Corriere.it, hanno voluto fare una stima precisa di come e dove vivevano i tirannosauri sulla Terra.
Il “dove” è il Nord America, nei territori che ora formano la porzione occidentale del Continente. Il quando, il Cretacico superiore. Per quanto? Dai 1,2 ai 3,6 milioni di anni. I tirannosauri, in quel periodo, sono stati circa 2,5 miliardi. Una media di ben 127 mila generazioni di rettili, che non hanno vissuto sulla Terra tutti insieme, e ora vediamo perché.
I tirannosauri, grandi protagonisti dell’immaginario popolare e della fantasia cinematografica, nonché simbolo del dinosauro per eccellenza, hanno vissuto nella zona dove ora sorgono le Montagne Rocciose statunitensi. Secondo lo studio riportato da Corriere.it, sembra che ad ognuno di questi bestioni servissero circa 110 km quadrati di spazio vitale per sopravvivere.
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In pratica una superficie grande come tutto il Comune di Milano per un solo, al massimo due, esemplari di tirannosaurus Rex, per un totale su tutta la Terra, contemporaneamente, di massimo 20mila unità. La studio sul tirannosauro ha evidenziato anche il calcolo che ha determinato la quantità totale di esemplari sulla Terra in tutta la loro storia.
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La maturità sessuale di questo rettile, arrivava intorno ai 14-17 anni, per un totale di anni di vita pari a 28 circa. Questi esemplari, i più grandi carnivori che siano mai esistiti sulla Terra, hanno dunque deposto uova (in quanto rettili) fino a generare 2,5 miliardi di esemplari nei vari milioni di anni di vita.
Dallo studio condotto da Charles Marshall, direttore del Museo di paleontologia dell’Università della California, pubblicato da Science e ripreso da corriere.it, è emerso che i fossili di tirannosauri ritrovati finora non sono decisamente tutti. Ad oggi infatti la media di ritrovamento dei fossili è di 1 su 80 milioni: un rapporto basso ma incompleto, soprattutto perché dai calcoli di Marshall se fossero esistiti così pochi esemplari, gli studiosi odierni non avrebbero mai saputo dell’esistenza di questi bestioni.
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