Molti utenti Facebook in questi giorni hanno segnalato un messaggio “particolare” dello stesso social network, apparso loro quando si sono connessi.
Nel dettaglio, il sito di Menlo Park ideato da Mark Zuckerberg, ha voluto avvisare i suoi utenti di una comunicazione, il cui contenuto è il seguente: “Le società Facebook Inc e Facebook Ireland Ltd. – si legge nel messaggio – non hanno informato adeguatamente e immediatamente i consumatori, in fase di attivazione dell’account, dell’attività di raccolta, con intento commerciale, dei dati da loro forniti”. Quindi il messaggio di Facebook prosegue: “In tal modo hanno indotto i consumatori a registrarsi sulla Piattaforma Facebook, enfatizzando anche la gratuità del servizio. Tale pratica è stata valutata scorretta, ai sensi degli art. 21 e 22 del Decreto Legislativo n. 206/2005 (Codice del Consumo)”. Poi la conclusione: “L’Autorità ha disposto la pubblicazione della presente dichiarazione rettificativa ai sensi dell’articolo 27, comma 8, del Codice del Consumo”.
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Molti coloro che si sono domandati che cosa stessero leggendo, e il significato di questa comunicazione che Facebook si è sentita in dovere di spedire ai suoi milioni di utilizzatori in tutto il nostro Paese. Per trovare una risposta a questo quesito bisogna fare riferimento alla multa che lo stesso social network ricevette nel 2018, tre anni fa, un salasso da ben 10 milioni di euro (devastante per qualsiasi essere umano, solo bazzecole invece per la potenza di fuoco di Zuckerberg), che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, la cosiddetta AGCM, inflisse appunto allo stesso per avere dato vita a pratiche scorrette in merito all’utilizzo dei dati sensibili dei propri utenti.
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Nel corso del tempo la vicenda ha progredito fino a queste settimane, quando il Consiglio di Stato ha deciso di bloccare il ricorso presentato dal social network blu. Facebook, secondo l’AGCM, non fornisce ancora con chiarezza su come vengono utilizzati i dati, di conseguenza è stata diramata questa comunicazione. Secondo l’autorità, quindi, è necessario che chiunque voglia iscriversi o utilizzare Facebook, debba sapere come vengono utilizzati i suoi dati sensibili inseriti nella stessa piattaforma. La speranza del Garante è ovviamente che il social renda più trasparente le proprie pratiche.
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