L’unione fa la forza. Una nuova, estesa, campagna osservativa di INAIF, INFN e ASI ha coinvolto 19 osservatori da terra e dallo spazio per capire l’evoluzione del buco nero, quel poderoso corpo celeste con un campo gravitazionale così intenso da non lasciare sfuggire né la materia, né la radiazione elettromagnetica, né la luce.
L’Istituto Nazionale di Astrofisica, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e di varie Università italiane uniti di dare una visione senza precedenti di testare con maggior accuratezza la Teoria della Relatività Generale di Einstein: l’interazione gravitazionale non più intesa come una azione a distanza fra corpi massivi, ma l’effetto di una legge fisica che lega la curvatura dello spazio-tempo con la distribuzione e il flusso in esso di massa, energia e impulso.
“In questa campagna osservativa globale, l’Istituto Nazionale di Astrofisica gioca ancora una volta un ruolo da protagonista”. Parole di Filippo Zerbi sui dati tra fine marzo e metà aprile del 2017 da 760 scienziati e ingegneri da quasi 200 istituzioni e 32 stati, utilizzando 19 osservatori.
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“Alcuni dei nostri osservatori hanno avuto la responsabilità di coordinare e mettere a sistema l’enorme mole di dati raccolta, per renderla poi utilizzabile alla comunità scientifica – continua il Direttore Scientifico dell’INAIF – i nostri strumenti e le nostre partecipazioni tecnico-scientifiche sono stati decisivi per indagare con un eccezionale livello di dettaglio il buco nero supermassiccio di M87”.
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Dai dati emersi, l‘intensità della radiazione elettromagnetica prodotta dal materiale che circonda il buco nero era la più debole mai registrata, l’occasione migliore per studiarlo. E magari superare gli ostacoli legati al materiale che ruota intorno al buco nero, spazzato via sotto forma di getti.
“La comprensione dei meccanismi di produzione della radiazione cosmica è da sempre uno dei misteri cui l’INFN cerca di dare una risposta”. Oliviero Cremonesi pare interessanti prospettive: “M87 è una fucina di risultati sempre nuovi – continua il presidente della commissione scientifica INFN per la fisica astroparticellare – i contributi dell’osservazione delle radiazioni ad alta energia, sono importanti per lo studio dei getti di materia che si originano dal buco nero e che si estendono per molte migliaia di anni luce”.
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