Johnson & Johnson ferma il rilascio del farmaco in Europa dopo che la somministrazione è stata bloccata negli Usa per alcuni casi di trombosi.
Johnson & Johnson come AstraZeneca. Il vaccino monodose anti Covid-19 è stato sospeso negli Stati Uniti in seguito a sei casi di trombosi cerebrale, uno dei quali risultato fatale. Lo hanno fatto sapere il Centro per il Controllo delle Malattie (CDC) e la Food and Drug Association (FDA) attraverso una nota congiunta, in cui si specifica che gli episodi sono estremamente rari.
Come noto, si parla di un problema analogo a quello incontrato dal farmaco di Oxford-Astrazeneca, messo in relazione ad episodi di coagulazione sanguigna che ha colpito donne al di sotto dei 60 anni di età con bassi livelli di piastrine. Ma per quanto riguarda J&J, i numeri sembrano leggermente migliori. La notizia condiziona da vicino anche l’Europa e l’Italia.
La multinazionale con base a New Brunswick ha infatti deciso di fermare la distribuzione nel Vecchio Continente. Nel nostro paese, i primi lotti del vaccino monodose sarebbero arrivati a giorni, ma a questo punto J&J ha deciso di interrompere il rilascio verso l’Europa fin quando non verrà fatta chiarezza su quanto accaduto: “Stiamo lavorando a stretto contatto con le autorità sanitarie europee”, si legge nel comunicato dell’azienda. Secondo Anthony Fauci, direttore dell’Istituto Nazionale per le Allergie e le Malattie Infettive degli USA, ci vorranno verosimilmente delle settimane, “ma non mesi”. Vediamo cosa si sa finora.
CDC ed FDA hanno fatto sapere che i sei casi si sono presentati su un totale di circa 7 milioni di somministrazioni, in donne tra i 18 e i 48 anni di età con un basso livello di piastrine. Gli episodi hanno dunque un’incidenza inferiore allo 0.0001% e si sono verificati da 6 a 13 giorni dopo la vaccinazione. Le due agenzie governative hanno fatto riferimento a sintomi come forte mal di testa, dolore addominale, dolori alle gambe e problemi respiratori. Ove si presentassero a meno di tre settimane dalla somministrazione, sarebbe necessario sentire il proprio medico.
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Le autorità Usa si sono dette comunque tranquille: Johnson & Johnson costituisce circa il 5% delle vaccinazioni e può essere sostituito temporaneamente da dosi di Pfizer e Moderna. Inoltre, CDC e FDA hanno sottolineato che il provvedimento non costituisce un obbligo assoluto: un medico può ancora autorizzare il vaccino in casi specifici. Fauci ha anche rassicurato tutti i vaccinati da oltre un mese: “Il limite di 13 giorni dalla somministrazione è molto preciso”. Tuttavia, si tratta di una pessima notizia per paesi in cui la campagna di vaccinazione sta andando a rilento. A cominciare da quelli dell’Eurozona.
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Il vaccino messo a punto da Janssen (la costola farmaceutica di J&J), pur non offrendo una copertura da Covid pari a quelle di Pfizer/BioNTech e Moderna – praticamente i più performanti in termini di protezione – è molto valido nell’arginare i casi gravi e di conseguenza mortalità e ospedalizzazioni. Se a ciò aggiungiamo il fatto che sia un monodose e che sia molto più facile da conservare e quindi da distribuire, si capisce perché può accelerare di parecchio le campagne vaccinali. E perché l’Italia e altri paesi in difficoltà lo stavano aspettando con ansia.
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