Pfizer-BioNTech in difficoltà nel contenere la variante sudafricana del Covid: lo rivela uno studio israeliano su pazienti che hanno già ricevuto due dosi del farmaco tedesco-americano.
Uno studio israeliano alza l’allarme sulla variante sudafricana del Covid-19. Tecnicamente classificato come B.1.351, questo ceppo del Sars-Cov-2 sarebbe in grado di eludere le difese immunitarie sviluppate da chi ha ricevuto già due dosi del vaccino Pfizer-BioNTech.
I risultati dello studio sono in attesa di essere revisionati dalla comunità medico-scientifica, ma restano preoccupanti perché mettono in dubbio – seppure solo parzialmente – l’utilità del farmaco tedesco-americano, fin qui considerato fra i più affidabili ed efficaci.
La ricerca è stata pubblicata sabato 10 aprile. Condotta da ricercatori dell’Università di Tel Aviv e di Clalit, la più grande istituzione sanitaria pubblica di Israele, ha preso in esame un campione di 400 pazienti risultati positivi al Covid a due settimane o più dalla prima o addirittura dalla seconda dose di vaccino Pfizer-BioNTech. Il campione è stato incrociato con un uguale numero di malati non vaccinati, dello stesso sesso e fascia d’età. Vediamo cosa è stato riscontrato.
Nonostante la variante sudafricana di questo coronavirus avesse un’incidenza solo dell’1% sui due gruppi campione, si è dimostrata molto più presente nella categoria dei positivi che avevano già ricevuto due dosi di vaccino. Tra questi, il 5,4% era affetto dal ceppo sudafricano del virus, rispetto allo 0.7% dei casi riscontrati tra i non vaccinati.
In altre parole, per ogni infezione da B.1.351 tra i non vaccinati, ne sono state trovate ben otto tra le persone che hanno ricevuto due somministrazioni di Pfizer-BioNTech. “Ciò indica che questa variante è in grado di aggirare la protezione conferita dal vaccino”, ha detto Adi Stern dell’Università di Tel Aviv, sottolineando però che la ricerca è limitata dai numeri bassissimi della variante sudafricana in Israele.
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Nessuna presa di posizione ufficiale da parte di Pfizer-BioNTech. Nulla di strano, visto che rispondere a ogni studio parziale – e in questo caso nemmeno revisionato – sarebbe impossibile. A inizio aprile, gli sviluppatori del farmaco preventivo ne avevano attestato l’efficacia complessiva intorno al 91%.
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In passato, altri studi avevano comunque predetto un’ottima prestazione anche contro la variante Sudafricana. Più precisamente, 800 volontari sono stati osservati nell’ambito di una ricerca effettuata in Sudafrica, dove il ceppo è predominante. Fra questi, solo in nove si sono ammalati di Covid, sei dei quali infettati da B.1.351, ma tutti erano stati trattati con il farmaco placebo, ossia non erano stati vaccinati.
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