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Facebook, rubati i dati personali di milioni di profili

Numeri di cellulare e altri dati personali collegati ad oltre 533 milioni di profili Facebook sarebbero stati trafugati dalla popolare piattaforma social. 

Facebook (Adobe Stock)

Che vi siano continue fughe di dati, i cosiddetti data breach, da siti di ogni ordine di grandezza è ormai un dato assodato che, purtroppo, fa parte della quotidianità di ogni utente di internet.

A confermare situazioni di questo tipo, per averne un quadro e una dimensione ben precisi, è sufficiente visitare siti come have I been pwned per comprendere quanto i dati personali inseriti negli step di registrazione dei vari portali possano viaggiare velocemente e inaspettatamente in mani “sbagliate”.

L’ultima massiccia fuga di dati venuta a galla riguarderebbe Facebook, la piattaforma di Mark Zuckerberg. A quanto emerso da un post su Twitter di Alon Gal, CTO della società specializzata in sicurezza informatica, che ha scoperto sabato scorso un database contenente i dati dei profili.

I dati dei profili Facebook diffusi nel darkweb: i dettagli.

Hacker (Adobe Stock)

I numeri parlerebbero chiaro: numeri di cellulari  e informazioni personali di circa 533 milioni di profili del noto social avrebbero fatto la loro comparsa in un forum di hacking. Di questi ben 35 milioni apparterrebbero a utenti italiani

Come riporta il sito di sicurezza informatica Bleeping Computer, la diffusione del database nella comunità hacker sarebbe cominciata a giugno dello scorso anno, quando uno dei membri ha messo in vendita il file ad altri “colleghi”.

I dati personali includerebbero: ID Facebook, nome utente, indirizzo di email, numero di telefono dell’account e altre informazioni personali come stato sentimentale o la descrizione biografica del profilo.

Ad originare la fuga di informazioni, come indica Bleeping Computer, potrebbe essere stata una falla nella funzione di “Aggiungi amico”; corretta nel 2019, che ha consentito agli autori del data breach di arrivare ai recapiti telefonici degli utenti.

Numeri di telefono che gli autori della raccolta potrebbero aver abbinato in un secondo momento alle restanti informazioni estratte dai profili pubblici degli utenti.

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Gli stessi dati oggetto della segnalazione odierna di Alon Gal sembrerebbero quelli diffusi su un bot Telegram lo scorso gennaio; acquistati alla fonte per 30 mila dollari.

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La preoccupazione principale – come nella maggior parte di questi casi – è che le informazioni personali diffuse possano alimentare imponenti campagne di phishing, scamming o hacking; arrivando a far uso di sofisticate tattiche di ingegneria sociale per raggirare i malcapitati.

Francesco Celli

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