Le U-Mask 2.1 hanno il divieto di immissione in commercio e devono essere tolte dal mercato, in quanto non forniscono evidenza scientifica sulla capacità di mantenere inalterate le prestazioni del filtro fino a 200 ore di utilizzo e non vi sono disponibili relazioni di prova che diano evidenza che le caratteristiche di efficienza di filtrazione batterica, respirabilità e resistenza agli schizzi siano mantenute, secondo il ministero della Salute. Effetto domino, naturalmente, su molte aziende che ne facevano uso, fra cui la Ferrari.
Il primo GP della stagione di Formula, vinto in Bahrein da Hamilton, è stato l’ultimo per Ferrari con le U-Mask 2.1, compresi i suoi due piloti, Charles Leclerc e Carlos Sainz.
“Ci siamo sempre attenuti alle normative in materia di sicurezza”. Ferrari si spiega così sulle U-Mask 2.1: “E a seguito del divieto di commercializzazione e immissione sul mercato del suddetto prodotto, reso noto a mezzo stampa sabato 27 marzo” ha verificato che in base all’ordinanza del ministero della Salute aveva 5 giorni di tempo per adeguarsi alla nuova prescrizione. Quindi la scuderia di Maranello poteva ancora usare le U-Mask 2.1, molto di moda in tutta la F1, durante il GP in Bahrein.
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Ferrari ha prontamente rotto con le U-Mask 2.1 chiudendo accordi con altri fornitori e già dal Gp di Imola porterà un tipo diverso di mascherine. Discorso diverso per le altre scuderie che potranno continuare con le U-Mask 2.1. La restrizione governativa, infatti, è ristretta alle aziende che operano sul territorio italiano, mentre in altri paesi la U-Mask è considerata ancora legale, addirittura inserita da alcuni team – vedi il caso della McLaren – tra i prodotti del proprio merchandising.
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La battaglia sulle U-Mask 21.1, comunque, prosegue. Nonostante i divieti del Ministero della Salute, infatti, l’azienda che produce questo tipo di mascherina sottolinea che “è stata regolarmente registrata come nuovo dispositivo medico presso il Ministero della Salute e, come evidenziato nel fascicolo tecnico, possiede tutti i requisiti” richiesti dalle norme per essere registrata come dispositivo medico.
I test di conformità, inoltre, sono stati effettuati presso un laboratorio internazionale certificato Accredia, l’unico ente italiano che certifica i laboratori. Per questo, si legge nella nota, l’azienda procederà con un ricorso al Tar contro il provvedimento. La Ferrari, intanto, onde evitare problemi, corre su altre piste.
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