Diminuire l’impatto del Sole per combattere il riscaldamento globale: ecco come la clamorosa idea dell’Accademia Nazionale delle Scienze USA potrebbe venire applicata.
Un’idea che mette i brividi, ma che la scienza vuole esplorare per avere un’arma in più contro il riscaldamento globale: attenuare la potenza del Sole. Ad esplorare questa ipotesi non è uno scienziato pazzo al lavoro in un laboratorio nascosto, ma i ricercatori dell’autorevole Accademia delle Scienze, dell’Ingegneria e della Medicina degli Stati Uniti (Nasem), che hanno individuato tre possibili procedure di geoingegneria solare per schermare il calore della nostra stella e raffreddare il Pianeta.
Gli sforzi del Nasem rappresenterebbero una sorta di piano B, nel caso non fosse possibile ridurre in tempo utile l’impronta ecologica dell’economia globale. Le dichiarazioni di intenti da parte di stati e attori economici privati per contrastare il cambiamento climatico si stanno moltiplicando ormai da decenni, e si fa a gara a fissare termini entro i quali diminuire le emissioni di CO2 nell’atmosfera. L’impresa è titanica e poggia su dinamiche incerte, da qui l’esigenza secondo il Nasem di studiare strade alternative. Vediamo quali.
Sono tre i possibili percorsi individuati dal report della massima istituzione scientifica USA. Il primo consiste nell’iniettare microparticelle riflettenti nella stratosfera. La seconda ipotesi riguarda le nuvole sovrastanti mari e oceani (marine clouds), che verrebbero “rischiarate”, sempre tramite l’aggiunta di microparticelle. Nubi più chiare e riflettenti, in pratica, capaci di riverberare parte della luce del Sole fuori dall’atmosfera.
L’ultimo filone di ricerca studia la possibilità di assottigliare i cirri, ossia le nuvole dalla forma filamentosa (il latino cirrus significa ciocca di capelli ricci) che occupano la troposfera e trattengono una larga porzione dei raggi infrarossi emessi dalla Terra, determinando un aumento della temperatura fino a 10 gradi celsius e di conseguenza il fenomeno conosciuto come Effetto Serra.
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I primi due approcci, dunque, provano a limitare la radiazione solare, il terzo a liberare calore dall’atmosfera e quindi dalla superficie del nostro pianeta. Va notato che tutte e tre le strategie non cambiano le carte in tavola per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico e marino e potrebbero avere effetti collaterali sull’ecologia terrestre. C’è inoltre il pericolo che funzionino talmente bene da rappresentare una scusa per rallentare la corsa verso il carbon neutral.
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Una maniera per leggere la svolta con ottimismo è che un organo statale dell’autorevolezza dell’Accademia delle Scienze di Washington avrebbe il dovere di condurre una ricerca trasparente. E infatti, il report indica esplicitamente che lo studio dovrà essere allargato a partner internazionali e promuovere la cooperazione e la condivisione delle conoscenze, anche tramite la creazione di un “registro internazionale sulla ricerca di geoingegneria solare”.
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