E’ bastato un annuncio ufficiale per far schizzare le azioni Intel del 5%. Già, la multinazionale statunitense, fondata nel 18 luglio 1968 con sede a Santa Clara, è pronta a investire 20 miliardi di dollari per costruire due nuove fabbriche di chip, chiamate fabs, a Chandler, in Arizona, come confermato dalla CNBC.
Intel ha azzeccato la mossa al momento giusto, proprio durante una carenza globale di chip che sta irritando i colossi industriali, dalle automobili all’elettronica, e mostrando una grande pecca degli Stati Uniti, in ritardo nella produzione di semiconduttori.
“Intel è e rimarrà uno sviluppatore leader di tecnologia di processo, un importante produttore di semiconduttori e il principale fornitore di silicio a livello globale“, parola di Pat Gelsinger.
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L’attuale amministratore delegato è fermamente convinto che l’attività di fonderia competerà in un mercato potenzialmente del valore di 100 miliardi di dollari, entro il 2025, e produrrà una gamma di chip, inclusi quelli basati sulla tecnologia ARM, che vengono utilizzati nei dispositivi mobili, e storicamente ha gareggiato con la tecnologia x86 preferita di Intel.
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Una diapositiva visualizzata da Intel ha suggerito che aziende come Amazon, Google, Microsoft e Qualcomm, i colossi dell’High Tech potrebbero anche essere clienti. Il CEO di Microsoft, Satya Nadella, sta dalla parte di Intel.
Il piano è quello di agire come una “fonderia” o un partner di produzione per altre società di chip, che si concentrano sulla progettazione di semiconduttori ma che devono appoggiarsi per forza a terzi per realizzare i chip. La divisione fonderia si chiamerà Intel Foundry Services e sarà guidata da Randhir Thakur, attuale vicepresidente senior di Intel.
L’impegno nella produzione ha implicazioni per la sicurezza nazionale. In tal senso prende sempre più corpo la partnership con IBM, col fine di migliorare non solo i chip, ma anche le tecnologie di packaging.
Intel attualmente gestisce quattro stabilimenti, denominati “wafer fabs“, negli Stati Uniti. C’è quello storico in Arizona, in fase comunque di espansione, in Massachusetts, New Mexico e Oregon. Produce anche chip in Irlanda, Israele e ha una fabbrica in Cina.
La fonderia offrirà un’alternativa negli Stati Uniti e in Europa alle fabbriche di chip asiatici. A febbraio, il presidente Joe Biden ha affermato che la produzione domestica di semiconduttori è una priorità per la sua amministrazione. E Intel si è messa subito in moto.
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