In Cina Signal non funziona più se non attraverso VPN: la censura del Great Firewall si abbatte sull’ennesima app di messaggistica straniera.
Signal fuori dalla Great Firewall. A quanto pare, dalla scorsa notte è impossibile usare la app di instant messaging al di là della Grande Muraglia, se non aggirando le limitazioni attraverso l’utilizzo di un VPN. Se confermata, la censura di Signal va ad aggiungersi alle tante già messe in atto dal regime della Repubblica Popolare nei confronti di social e piattaforme di messaging straniere.
Proprio come la rivale WhatsApp, anche Signal vanta una crittografia end-to-end, che dovrebbe garantire la protezione dei messaggi lungo il tragitto da utente a utente. Per dirla in parole povere, solo mittente e destinatario possono leggere il contenuto, che durante lo scambio rimane nascosto anche alla piattaforma stessa. Insomma, non c’è modo per il backend di WhatsApp o Signal di ficcare il naso nelle comunicazioni private degli iscritti. A maggior ragione, queste ultime sono inaccessibili anche alle terze parti.
Signal conta circa 510 mila download in Cina, un bacino d’utenza non certo oceanico considerato il mercato cinese. Ma l’impossibilità di tenere sotto controllo i propri cittadini potrebbe aver comunque innervosito Pechino, che in passato ha già bannato Facebook, Instagram, Twitter, Twitch, WhatsApp, Telegram, Clubhouse, Pinterest, Flickr, DuckDuck Go oltre a una miriade di app e media stranieri (a cominciare dal macroscopico “caso” Google). L’unico modo di utilizzare la app è avvalersi di un VPN, un virtual private network che permette di aggirare i controlli collegandosi a server ubicati all’estero.
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Una situazione a dir poco incresciosa se osservata dalla prospettiva di una democrazia occidentale. Da una parte, un regime poggia necessariamente sulla propaganda e tende a spegnere i mezzi che veicolano il dissenso e le posizioni alternative. Dall’altra, la great firewall permette alle aziende cinesi di spartirsi l’immenso mercato interno senza la concorrenza straniera. Un evidente beneficio per l’economia interna.
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E infatti le app e i social utilizzabili in Cina sono essenzialmente quelli di casa. Si va da Weibo, un social incentrato sul microblogging paragonabile a Twitter, a TikTok, ormai famoso a livello globale, passando per i software di instant messaging come WeChat e QQ. Tutti super popolari in patria, complice la censura delle autorità nei confronti dei competitor di tutto il mondo.
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