Se pensate che la pandemia di covid sia stata devastante, vi sbagliate. E’ questo il pensiero di uno dei grandi attori protagonisti di questo periodo, leggasi Ugur Sahin, ricercatore tedesco nonché direttore esecutivo della BioNTech, l’azienda che ha sviluppato insieme a Pfizer il ben noto vaccino contro il coronavirus, il primo approvato dall’Ema, l’Agenzia Europea del farmaco, e in seguito dall’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco.
Nonostante il covid abbia già causato più di 2.5 milioni di morti in tutto il mondo, e infettato più di 120 milioni di persone, c’è il rischio che le prossime epidemie siano addirittura peggiori. Parlando con Bloomberg Sahin ha infatti spiegato che “il mondo farebbe bene a prepararsi per la prossima pandemia. Il coronavirus non è la peggiore pandemia immaginabile. Le future pandemie potrebbero essere più devastanti“. Secondo il manager della BioNTech è necessario che il mondo giunga preparato alla prossima epidemia, e per farlo è necessario che “i produttori di farmaci e i governi abbiano capacità produttiva per immunizzare il mondo intero entro tre mesi dallo sviluppo di un’iniezione”.
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Sahin ha commentato anche le notizie delle scorse settimane circa una riduzione della capacità di produrre le dosi promesse di vaccino, spiegando che: “Non eravamo preparati a produrre dosi sufficienti per l’intera popolazione di questo pianeta”, ma in futuro la situazione dovrà obbligatoriamente cambiare, soprattutto se realmente dovessero arrivare pandemie più devastanti: “Dobbiamo essere preparati non solo a sviluppare rapidamente un vaccino, ma anche a produrre dosi sufficienti”.
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Al momento solo il 7% di cittadini dell’Unione Europea ha assunto almeno una dose di vaccino, e in Italia il numero di sieri somministrati è pari a 6.6 milioni (dato aggiornato alle ore 6:01 di stamattina). Negli Stati Uniti, invece, la percentuale sale al 19%, senza contare altre nazioni come Israele dove praticamente tutta la popolazione è già stata sottoposta al vaccino anti-covid. Secondo Sahin, comunque, le tecniche utilizzate nella produzione del vaccino covid potranno essere sfruttate in futuro anche per curare altri mali: “Vedremo nei prossimi 18-24 mesi molte potenziali applicazioni che sono fuori dagli schemi. Crediamo che quello che facciamo potrebbe cambiare il destino delle persone con malattie gravi”.
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