Vuoi per l’esclusività data da iOS (e una promessa non ancora mantenuta di sbarco su Android) vuoi per gli immancabili problemi di privacy che stanno attanagliando un po’ tutti i social, vuoi per la staticità di un app che non si sta evolvendo, il fenomeno ClubHouse sembra essersi dissolto.
I dati analitici di Google, infatti, registrano una fortissima discesa di ClubHouse, social network con chat audio e ad invito creato da Paul Davison e Rohan Seth e lanciato nel 2020.
A dicembre 2020, ClubHouse era stato valutato quasi 100 milioni. Il 21 gennaio 2021, la sua valutazione ha raggiunto il miliardo di dollari. Ma quegli otto milioni di utenti conquistati in una manciata di settimane, che aveva sorpreso in tanti, adesso non ci sono più. Almeno in Italia.
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Dopo i picchi registrati a inizio febbraio, quando per molti Clubhouse sembrava essere il social del futuro, con la fine di Sanremo il boom lascia spazio a silenzi assordanti.
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Tolto l’entusiasmo per il Festival che ha portato alla creazione di qualche stanza tematica, entrando nell’app ci si trova davanti a una manciata di stanze italiane con poche decine di partecipanti.
La causa del passaggio di ClubHouse dalle stelle alle stalle va ricercata in primis nella sua esclusività. Scaricabile solo su iOS, le stanze del social network audio si sono ben presto trasformate in un privé, la mancata apertura della piattaforma agli utenti Android e la presenza del sistema a inviti non ha permesso la sua evoluzione. E di conseguenza nemmeno il mantenimento di una cifra così grande di utenti, che evidentemente si sono stufati subito di ClubHouse.
Mai risolto il grande problema della privacy: la gestione dei numeri di telefono da parte di Clubhouse, che chiede immediatamente l’accesso alla rubrica, ha fatto storcere il naso a molti. Troppi, a quanto pare.
Gli influencer, numeri di Google alla mano, sembrano aver lasciato ClubHouse, preferendo altri social. Gli stessi esperti dei vari settori sembrano essere sempre meno interessati ad avviare discussioni su una piattaforma che semplicemente non ha pubblico.
Se gli sviluppatori decideranno di aprire l’applicazione a tutti, senza inviti e coinvolgimento di Android, magari la situazione potrà tornare a splendere sul social che ha il suo punto di forza in un audio, ora bassissimo.
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