Con un nuovo provvedimento l’ABF cambia le proprie posizioni in merito ai diritti dei consumatori di richiedere il riaccredito delle somme di denaro sottratte in truffe online dal proprio conto corrente bancario. Ridefinendo le responsabilità di utente e istituti di credito.
Le truffe online veicolate attraverso strumenti di lavoro e di uso quotidiano come sms, messaggi su diffuse applicazioni di messaggistica (come WhatsApp) o l’email sono vie sempre più battute dagli autori di frodi telematiche.
Nel solo 2020, anno già funestato dalla pandemia, le campagne di phishing in Europa avrebbero registrato un incremento di oltre il 700%, secondo una recente ricerca della società israeliana di sicurezza Allot.
Un netto aumento che è sicuramente corrisposto alla quarantena e all’utilizzo forzato di computer per lo smart working in ambito domestico.
Le tecniche di phishing, indipendentemente dal canale usato, tendono ad utilizzare argomentazioni il più plausibili possibili (aggiornamenti di dati bancari, finti tentativi di hacking di siti frequentati dall’utente) per dare credibilità al proprio messaggio e instradare la vittima del raggiro nella propria ragnatela.
Redirigendo conseguentemente la navigazione dell’utente su una pagina truffaldina ed ottenendo con l’inganno dati e informazioni personali, ma spesso anche credenziali bancarie e codici delle carte di credito.
Un tranello, insomma, in cui tutti potrebbero cadere. Dai più smaliziati ai meno esperti che utilizzano poco frequentemente web o applicazioni di servizi digitali.
Phishing, truffe online e somme sottratte. Quali tutele per il consumatore?
Proprio a tutela dei consumatori vittime di raggiri online l’Arbitro Bancario Finanziario (ABF, il sistema di risoluzione alternativa delle controversie tra clienti e istituti di credito) – come riportato dal Corriere della Sera – ha cambiato rotta riconoscendo il diritto del consumatore ad essere rimborsato per l’importo sottratto.
In particolare, grazie al ricorso vittorioso dell’avvocato del Movimento Consumatori – Roma Capitale, Laila Perciballi.
Infatti, come già presente nelle disposizioni del provvedimento di settembre 2019, l’ABF chiarisce che la colpa sia da ascriversi alla mancata osservanza, da parte delle banche, della messa in opera dei requisiti di sicurezza previsti dall’UE. Ancor prima che alla disattenzione del consumatore.
LEGGI ANCHE >>> Amazon si espande in Europa: via al primo negozio senza cassa
Una sentenza che sancisce la non idoneità di codici sicurezza come quello utilizzato per le carte di credito. Rappresentando, quest’ultimo, un “elemento non idoneo ad integrare i requisiti di un’autenticazione forte”.
POTREBBE INTERESSARTI >>> Sicurezza, il phishing in tempi di pandemia
A fronte di questa vittoria – spiega l’avvocato Laila Perciballi sul Corriere della Sera – la moltitudine di utenti truffati, soprattutto in piena emergenza sanitaria causata dalla pandemia di Covid-19, avrà la possibilità di esercitare il diritto al rimborso delle somme sottratte sul conto corrente o dalla carta di credito.