Anche Bill Gates sbarca su Clubhouse, il social “vocale” molto in voga da un mese circa a questa parte. Il filantropo, miliardario e co-fondatore di Microsoft ha rilasciato un’intervista ad Andrew Sorkin, giornalista del New York Times, in cui ha affrontato alcuni temi caldi, a cominciare da quello dei Bitcoin, la moneta virtuale per eccellenza.
Recentemente l’uomo più ricco al mondo, il manager sudafricano Elon Musk, ha svelato di aver investito 1.5 miliardi di dollari proprio in Bitcoin, ed è raro che il visionario numero uno di Tesla sbagli un colpo. Bill Gates sembra però pensarla diversamente, e commentando la notizia ha spiegato: “Musk ha un sacco di soldi ed è un investitore molto sofisticato, quindi non si preoccupa se il suo Bitcoin salirà o perderà valore in modo inatteso. Credo che le persone che si lasciano prendere da queste manie potrebbero non avere gli stessi soldi da spendere. Penso che se hai meno soldi di Elon, probabilmente dovresti stare attento“.
BILL GATES: “ANDROID O APPLE? USO IL PRIMO”
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Chiaro quindi l’invito di Bill Gates: meglio andarci con i piedi di piombo con i Bitcoin. L’imprenditore americano ha quindi aggiunto di preferire di investire su aziende che realizzano prodotti, come ad esempio quelle farmaceutiche che realizzano vaccini, rifiutando invece beni volatili come appunto la moneta virtuale, passata nel giro di una settimana da un valore di 58mila dollari a 46mila.
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Sorkin ha quindi incalzato l’ex numero uno di Microsoft su quale smartphone utilizzi, se Android o iPhone, e il manager ha svelato: “In realtà utilizzo uno smartphone Android. Visto che voglio tenere traccia di tutto, spesso giocherello con gli iPhone, ma quello che porto con me è Android”. Non si tratta comunque di una scelta “di mercato”, fa capire chiaramente Gates: “Alcuni produttori Android preinstallano il software di Microsoft in modo da semplificare le cose – le sue parole – sono più flessibili su come il software si connette al sistema operativo. Ho finito per abituarmi a questo”. Il co-fondatore della multinazionale dei computer spiega quindi come Android sia molto più flessibile rispetto ad Apple (e ovviamente questo è il bello e il brutto della Mela), e che imponga minori vincoli ai produttori di smartphone e agli sviluppatori del sistema operativo.