Un nuovo studio del CDC sul Covid 19 rileva dei rari casi di ricaduta con sintomatologia più grave rispetto alla prima infezione.
I Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) degli Stati Uniti d’America ha scoperto dei casi di ricaduta da Covid 19 addirittura più gravi della prima infezione. L’agenzia controllata dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani ha condotto uno studio su due ondate di Covid che hanno colpito una casa di accoglienza per anziani in Kentucky.
I risultati della ricerca, pubblicati il 25 febbraio sul Morbidity and Mortality Weekly Report hanno mostrato che cinque persone si sono ammalate nuovamente a distanza di tre mesi. Per quanto i casi di reinfezione non siano una novità, l’allarme del CDC riguarda la gravità dei sintomi. Ci si aspetterebbe infatti che gli anticorpi sviluppati per combattere la prima infezione determinino un decorso della ricaduta meno problematico. Una consequenzialità che invece non sarebbe garantita.
Covid 19, ricaduta a distanza di 90 giorni e quattro tamponi negativi
Le due ondate di Covid 19 hanno colpito la casa di cura tra metà luglio e metà agosto, e poi fra la fine di ottobre e inizio dicembre del 2020. In mezzo, una tregua di circa due mesi e mezzo. Durante il primo focolaio, 20 ospiti e 5 membri del personale infermieristico sono risultati positivi al Sars-Cov-2. Più diffuso il secondo, che ha coinvolto 85 anziani e 43 elementi dello staff.
Cinque dei residenti che si sono ammalati la prima volta sono nuovamente risultati positivi a oltre 90 giorni di distanza. Nel mezzo, tutti e cinque avevano effettuato almeno quattro tamponi negativi. Un dettaglio non da poco e che dovrebbe assicurare la negativizzazione del virus oltre ogni ragionevole dubbio. Lo studio del CDC non può che concludere che si tratti di una seconda infezione negli stessi soggetti.
Covid più grave la seconda volta: colpa della forma asintomatica?
Il punto è che il quadro sintomatico dei cinque pazienti si è aggravato. La prima volta, solo due di loro hanno palesato lievi sintomi, gli altri nessuno. Tre mesi dopo, tutti hanno mostrato sintomi, particolarmente severi nel caso dei due già sintomatici in precedenza. Uno di loro è stato ospedalizzato ma non ce l’ha fatta.
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Lo studio ovviamente ha dei limiti, il più grave dei quali è l’impossibilità di confermare la positività dei soggetti durante la prima ondata per mancanza di un campione su cui condurre il sequenziamento genomico. In via puramente teorica, potrebbe essersi trattato di un falso positivo.
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Il timore espresso dai ricercatori è che una persona asintomatica o affetta da sintomi lievi “non sviluppi una risposta immunitaria sufficientemente robusta da impedire una nuova infezione”. I ricercatori confermano che nonostante il rischio di reinfezione rimanga lieve, è opportuno mantenere le misure di sicurezza e distanziamento sociale anche tra persone che hanno già superato il Covid una prima volta.