Dopo i recenti problemi con l’arrivo dei malware nativi su Apple Silicon, una nuova magagna (o forse no) potrebbe presentarsi sui nuovi Mac basati su architettura M1, in questo caso a preoccupare sarebbe un esagerato utilizzo dei drive a stato solido (SSD).
Con il tempo, così come altre parti della componentistica dei computer, anche gli SSD (Solid State Drive) tendono a deteriorarsi con l’utilizzo. Manifestando sul lungo periodo – generalmente superiore al ciclo vitale della macchina stessa – potenziali problemi prestazionali.
Gli SSD, infatti, possono essere scritti solo per un limitato (elevatissimo) numero di volte. Esaurite le quali non è più possibile contare sull’affidabilità dell’unità di storage.
Ma il caso riportato dai dati raccolti da alcuni possessori di macchine Apple M1 evidenzierebbe un uso “anomalo” dei cicli di lettura/scrittura che porterebbe ad un elevato tasso di usura il flash disk montato in breve tempo.
A destare maggior attenzione nella comunità Apple sarebbero i valori indicati come TBW (TeraBytes Written), ossia la soglia limite che stabilisce il numero di operazioni effettuabili con quel dato device di immagazzinamento.
Monitorando gli accessi con applicazioni di terze parti gli utenti, infatti, avrebbero manifestato sui vari social una certa preoccupazione e stupore in merito ai risultati ottenuti.
Parlando in termini relativi, molti dei post riporterebbero – stando ai dati forniti dal portale imore.com – una percentuale di usura compresa tra il 2 e il 3% dopo pochi mesi di attività. Con casi limiti che arriverebbero addirittura anche al 10-13%.
Un’eventualità del genere, se fosse reale e non frutto di un’ errata interpretazione dei dati da parte dei tool diagnostici, potrebbe abbreviare drasticamente la vita degli hard disk dei Mac coinvolti.
Possibili cause dei dati riportati dagli SSD dei Mac M1
Secondo alcuni interventi in rete, le causa di queste rilevazioni potrebbe essere più d’una.
La prima, di natura software, sarebbe ascrivibile ad un’errata interpretazione dei valori SMART forniti dal sistema alle applicazioni di diagnostica. O magari ad un qualche bug nell’ultima versione di macOS, Big Sur.
La seconda invece sarebbe un po’ più complessa e legata al nuovo hardware proposto lo scorso ottobre dalla casa di Cupertino e all’intensa mole di attività esercitata dalle operazioni di swap della memoria virtuale.
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I nuovi Mac, pur avendo un processore estremamente performante, non sono dotati di un grande quantitativo di RAM (8 o 16 GB). Questo imporrebbe in molti casi (video o photo editing, per esempio) l’utilizzo di un ingente quantitativo di memoria.
Portando di fatto il sistema a far ricorso a una zona di “memoria virtuale” sull’SSD con ripetuti cicli di lettura/scrittura che incrementerebbero significativamente la percentuale di usura.
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In attesa di un riscontro da parte di Apple e di vedere come evolverà la vicenda, c’è da dire – come riporta il portale DDay.it – che gran parte delle segnalazioni più “allarmanti” proverrebbero però da professionisti. Quella fascia di utenza che fa un uso sicuramente più “pesante” della propria macchina.