Un’inchiesta, andata a buon fine, con tanto di hashtag: #cheguaio! I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Bari portato a termine un’indagine molto importante su Telegram, in ottica pirateria, come conferma il sito della Guardia di Finanza di Bari, dando esecuzione a un sequestro preventivo di urgenza.
Denunciati nove soggetti per pirateria editoriale, nei confronti di 10 siti web, tramite i quali è stata operata la diffusione illecita di giornali, riviste ed e book in violazione della normativa sul diritto di autore.
Le attività investigative svolte dalle Fiamme Gialle baresi, fa sapere sempre il sito ufficiale della Guardia di Finanza, hanno consentito di individuare alcuni siti pirata che hanno posto a disposizione del pubblico l’intero contenuto di giornali, riviste e libri, permettendo a chiunque di scaricare illecitamente e gratuitamente le relative copie digitali, attraverso link di collegamento a risorse web gestite su server esteri.
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Le indagini, partite a luglio 2020 da una segnalazione Fieg ad Agcom, hanno determinato la chiusura di 329 canali e gruppi di utenti presenti su Telegram, individuati dagli investigatori della Guardia di Finanza di Bari grazie al costante monitoraggio della piattaforma, nonché l’identificazione di diversi soggetti responsabili della distribuzione illecita di migliaia di copie digitali di quotidiani.
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Nei confronti di alcuni degli indagati si è proceduto a eseguire perquisizioni domiciliari in Puglia e sono stati sequestrati numerosi dispositivi informatici.
Proprio grazie a questo sequestro si è entrati in possesso di ulteriori elementi di condotta illecita da parte di nove soggetti, ora indagati i reati di pirateria editoriale, risalendo a 10 siti pirata, naturalmente ora oscurati.
Secondo quanto previsto dal codice penale: “chiunque, venuto a cognizione per ragione del suo stato o ufficio, o della sua professione o arte, di segreti commerciali o di notizie destinate a rimanere segrete, sopra scoperte o invenzioni scientifiche, li rivela o li impiega a proprio o altrui profitto, è punito con la reclusione fino a due anni”.
Con l’operazione #cheguaio! è emerso che i responsabili della gestione dei siti oggetto di sequestro non percepivano soldi dagli utenti, traendo profitto – però – dalla pubblicità inserita nelle relative pagine, sotto forma di banner e pop up.
Un bel colpo, dunque, da parte della Guardia Finanza, che conferma al tempo stesso come il mercato della pirateria editoriale rappresenti un business illecito molto fiorente, in grado di coinvolgere una vastissima platea, fra cui i social, Telegram nello specifico.
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