La carenza di chip che si è fatta sentire pesantemente durante il 2020 a causa della pandemia di covid e la conseguente limitazione di spostamenti e lavoro, proseguirà per tutto l’anno in corso e andrà avanti fino al 2022.
Una previsione quindi più grave rispetto a quanto ipotizzato negli scorsi mesi, quando si parlava di una possibile risoluzione della questione nel corso di quest’anno, ma la domanda di chip è di molto superiore alla produzione, e di conseguenza non si potrà trovare una via d’uscita a stretto giro di posta. Nel dettaglio, stando ad alcuni analisti del mercato, la domanda sarebbe superiore del 30% rispetto all’offerta, e si parla di un tempo di circa tre/quattro trimestri affinchè si possa recuperare l’ammanco e ritornare ad una produzione normale. Del resto al giorno d’oggi praticamente quasi la totalità dei prodotti è dotati di chip, in quanto ogni strumento è divenuto intelligente, non soltanto i classici personal computer, smartphone e tablet, ma anche i frigoriferi, i forni, le lavatrici, i dispositivi smart home e via discorrendo.
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Inoltre, i chip stanno divenendo sempre più complessi e nel contempo gli oggetti elettronici spesso e volentieri ne prevedono anche più di uno. Tre sono i fattori principali che hanno portato a questa crisi, a cominciare dall’incremento esponenziale di acquisti di pc, console, televisori e via discorrendo a causa del lockdown e dalla “chiusura” in casa. C’è poi da fare i conti con una situazione già pregressa di carenza di chip, che ha fatto fatica a soddisfare le domande 2018-2019; infine, la nota guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina, che ha indotto numerose multinazionali ad acquistare in anticipo ingenti quantità di chip, con i produttori che si sono quindi trovati impreparati.
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“Crediamo che le società di semiconduttori – le parole di Harlan Sur, un analista di J.P. Morgan – stiano spedendo dal 10% al 30% al di sotto degli attuali livelli di domanda e ci vorranno almeno 3-4 trimestri perché l’offerta raggiunga la domanda e poi altri 1-2 trimestri perché le scorte presso i clienti/canali di distribuzione siano ricostituite a livelli normali”. Secondo Cristopher Rolland, un analista di Sesquhanna International Group, non si intravedono schiarimenti, in particolare se dalla prossima primavera le varie economie dovessero rimettersi in moto dopo il lockdown.
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