Secondo una recente indagine del portale DDay, milioni di utenti visualizzerebbero ogni giorno annunci a pagamento colmi di insidie. Un vero trampolino verso informazioni non veritiere o, nel peggiore dei casi, verso siti truffaldini.
Internet – e più che mai i social network come Facebook – può rappresentare un terreno non privo di insidie su cui, quotidianamente, gli utenti vagano in cerca di informazioni più o meno utili alle loro necessità.
Spesso ci si può imbattere in invadenti campagne pubblicitarie che millantano offerte tanto vantaggiose quanto ben oltre il limite della credibilità su prodotti di ultima uscita o prodigiosi rimedi per ogni tipo di patologia.
Secondo la ricerca fatta dal giornale online DDay, prendendo in considerazione un contesto più limitato come la timeline di Facebook, l’utente viene quotidianamente fatto oggetto di notizie false o messaggi commerciali non sempre provenienti da fonti lecite. Almeno cinque volte al giorno.
Basta fare un salto a ritroso nel tempo e pensare, in tempi di pandemia, ai post sponsorizzati – e per i quali il social riceve dei pagamenti – su news di dubbio gusto o pubblicità truffaldine di prodotti sanitari irreperibili.
La casistica, però, non si lega esclusivamente alla recente situazione di emergenza sanitaria mondiale. Anche perché, nella maggior parte dei casi, la sponsorizzazione subisce un processo di targetizzazione che può variare su molteplici parametri. Per interesse, ad esempio.
Ed ecco che – come ci mostra l’indagine – una poco credibile inserzione creata da un falso account di una nota catena di elettrodomestici può celare un tranello per quelle categorie di utenti profilate come appassionati di hi-tech.
Promettendo costosi gadget in premio e portando l’utente verso un sito di phishing che sottrarrà dati personali al malcapitato. O che sfrutterà qualche falla nel browser (o nel sistema operativo) non sistemata con un aggiornamento tempestivo dall’utente distratto .
In realtà, come tutti i social fanno da sempre, vi sarebbe la possibilità di combattere questo tipo di inserzione. Una volta appurati i fini fraudolenti, tramite l’apposita funzione di segnalazione; dal menu del post stesso come fuorviante o truffa.
Ma cosa succede dopo? Come evidenziato da molti utenti in rete – e confermato dall’indagine del portale DDay –praticamente nulla. Al periodo valutativo – cioè quello che Facebook si riserverebbe per analizzare le segnalazioni – non segue in gran parte dei casi alcuna comunicazione di conferma o di smentita.
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Facebook, dal canto suo, a chiosa della sua ricerca, di adoperarsi quotidianamente nella lotta a questo tipo di truffa e alla disinformazione.
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Facendo ammenda, però, circa la non sempre efficacia della messa in pratica delle policy, il social network avrebbe dichiarato a DDay di essere alla continua ricerca di nuove e più efficaci soluzioni per combattere queste situazioni e bloccarne a monte gli autori.
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