La rivoluzione del Digitale Terrestre è già cominciata, fra nuove sintonizzazioni, canali che nascono, alcuni che si sdoppiano nella loro versione in alta definizione. C’è chi si evolve (nuovi loghi) e chi sparisce. Tutto passa attraverso il decoder, o un televisore di nuova generazione.
Per chi ha acquistato un dispositivo dal 2017, metabolizzerà abbastanza facilmente lo switch che partirà in pratica da settembre (con il passaggio al MPEG-4) e terminerà a giugno 2022. Per gli altri, invece?
Il primo step è sicuramente quello di avere una televisione o un decoder compatibili con il DVB-T2, abbreviazione per Digital Video Broadcasting – Second Generation Terrestrial, un’estensione dello standard DVB-T del consorzio europeo DVB per una modalità di trasmissione televisiva digitale terrestre.
Se il proprio decoder è compatibile, tutto ok. Viceversa vi sono delle strade, tutto sommato non impervie, da poter percorrere.
Digitale Terrestre, verifiche status Decoder
Il primo passaggio tecnologico è quello di testare i canali HD: in caso di risposta affermativa, il dispositivo può supportare il passaggio tecnologico. Altrimenti bisogna cambiare decoder o tv.
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Un altro modo per verificare che la TV sia compatibile con il nuovo Digitale Terrestre è con il segnale HEVC Main10: due i canali test, 100 (pacchetto classico) e 200 (pacchetto Fininvest). Sei ci sarà la schermata blu con la scritta “Test HEVC Main10”. In caso affermativo, tutto ok. In caso negativo prima di decidere di cambiare, meglio fare una nuova scansione, meglio ancora un ripristino generale.
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Se ob torto collo, si è costretti a cambiare decoder (o tv), è necessario disfarsi del vecchio per arrivare al nuovo.
E’ l’ormai noto “uno contro uno”: il consumatore che vuole liberarsi del vecchio televisore o decoder ha diritto a lasciarlo gratuitamente al punto vendita, al momento dell’acquisto del nuovo dispositivo.
L’alternativa di smaltimento degli strumenti ormai obsoleti è quella di portare l’oggetto in disuso presso una delle isole ecologiche del proprio comune di appartenenza.
Per il momenti i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (talvolta citati con l’acronimo RAEE) derivanti dallo smaltimento di vecchi decoder o tv non sembra costituire un problema ambientale.
Gli impianti italiani sarebbero già pronti per affrontare questo periodo di transizione, riducendo al minimo ciò che non sarà più riutilizzabile. E le materie prime ricavate verranno reimmesse nel ciclo produttivo. Prima di smaltire il proprio decoder, però, sempre meglio essere sicuri che sia davvero obsoleto: si potrebbero risparmiare soldi e salvaguardare, comunque, l’ambiente.