Una lettera che profuma di solidarietà. Dave Clark scrive a Joe Biden. L’amministratore delegato del business consumer di Amazon, praticamente il più grande rivenditore online del mondo, si unisce al nuovo presidente degli Stati Uniti per combattere la pandemia da Coronavirus, che da un anno a questa parte sta affliggendo, nonché cambiando, il mondo intero.
“Siamo pronti a sfruttare i nostri sistemi organizzativi, l’apparato IT e le capacità e le competenze di comunicazione per assistere gli sforzi di vaccinazione della vostra amministrazione”. Questo il succo della missiva di Dave Clark.
Lotta al Covid, Amazon prende il testimone all’ultimo miglio
Fondata da Jeff Bezos con il nome di Cadabra.com il 5 luglio 1994 e lanciata nell’anno susseguente, Amazon nasce come libreria online, allargandosi ben presto con DVD, CD musicali, software, videogiochi, prodotti elettronici, fumetti, abbigliamento, mobilia, cibo, giocattoli e altro ancora per diversificare le sue attività.
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L’inizio di un’ascesa impressionante. Ne ha fatta di strada quell’azienda che deve il suo nome al Rio delle Amazzoni, fortemente voluto da Bezos non tanto per evocare il fiume dell’America meridionale, che nasce nel Nevado Mismi in Perù, bensì il suo immenso bacino idrografico.
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Il piano aziendale non prevedeva di fare profitto per i primi 4-5 anni, e alla fine degli anni novanta Amazon crebbe più lentamente rispetto ad altre Internet company. Ma quando la bolla delle “dot-com” scoppiò, Amazon resistette e raggiunse il primo periodo di profitto nel quarto trimestre del 2002, seppur con risultato di soli 5 milioni di dollari. Da allora rimase sempre in attivo con profitti netti di 35 milioni di dollari nel 2003, 588 milioni nel 2004 e 359 milioni nel 2005. I ricavi continuarono a crescere grazie alla diversificazione dell’offerta.
Nel 2019 Amazon è arrivato ad avere oltre ottocentomila dipendenti, con un fatturato da 280,5 miliardi e un utile netto di 11,5 miliardi $. Ora è arrivato il momento di dare qualcosa per superare la pandemia.
Amazon metterà a disposizione la propria logistica per coprire “l’ultimo miglio” del vaccino, la sgasata finale in prossimità dell’arrivo. Quella più importante. I vaccini di Pfizer e Moderna, infatti, richiedono una congelazione ultra fredda (quella dell’azienda newyorkese ancora di più), ma una volta arrivati a destinazione devono essere scongelati e distribuiti rapidamente.
Ci penserà Amazon, con la sua tecnologia e competenze nell’ambito della comunicazione, perché lavorare sodo (divertendosi) vuol dire fare la storia: work hard, fave fun, make history. Come direbbe Jeff Bezos.