Che siano a capo di super colossi o di social che ne frattempo sono diventati autentici pozzi di denaro, fa lo stesso. Li chiamano ormai big tech. I giganti della tecnologia, rappresentano la principale sfida competitiva delle banche per almeno il prossimo lustro. Le economie di scala e di scopo, nonché gli enormi investimenti fanno dei big tech dei concorrenti senza precedenti.
Ebbene, il parlamento europeo ha dato il placet alla richiesta della Commissione Europea di convocare gli amministratori delegati di Google, Apple, Facebook e Amazon per una riunione prevista per l’1 febbraio.
A presentare la domanda per l’audizione è stata la presidente della commissione Economica del Pe, Irene Tinagli (Pd).
Alphabet, la società che controlla Google, ha registrato ricavi in crescita del 14% a 46,17 miliardi mentre l’utile netto è balzato del 59% a quota 11,25 miliardi, pari a 16,40 dollari per azione lo scorso ottobre. Nel 2020 Apple ha fatturato 274,5 miliardi di $, in aumento del 5,5% su base annuale.
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Facebook ha chiuso il terzo trimestre del 2020 registrando un utile netto pari a 7,85 miliardi di dollari, con una crescita del 29% rispetto ai 6,09 miliardi del terzo bilancio trimestrale del 2019.
Amazon ha triplicato gli utili a 6,3 miliardi per effetto della pandemia. Tanto per far capire i numeri di alta scuola capaci di realizzare i Big Tech. Normale che a Strasburgo vogliono saperne di più in materia di concorrenza e tasse per i servizi digitali a Sundar Pichai, Tim Cook, Mark Zuckerberg e Jeff Bezos.
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“Non è né un processo né una minaccia”. Così Stéphanie Yon-Courtin, eurodeputata e vicepresidente della Econ: “Non siamo interessati a sentire lobbisti senior o avvocati, ma vogliamo dialogare su determinati temi direttamente con i CEO, nella speranza che questi ultimi accettino la convocazione per rispondere ad una serie di domande a tema”.
Il problema maggiore di Google si conosce da tempo: riguarda l’indicizzazione dei risultati sul motore di ricerca e di conseguenza quelli sugli acquisti online, ritenuti fino troppo vantaggiose per il servizio di comparazione prezzi, gestito direttamente da bigG, a discapito della concorrenza.
Per Facebook, vista anche la forte polemica nei confronti delle nuove strategie di whatspp, bisogna trovare una soluzione definitiva al problema privacy.
Non sarà un processo né una minaccia ma va da sé che il Parlamento Europeo voglia, o più precisamente, esiga delle risposte.
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