E’ l’applicazione informatica di messaggistica istantanea per eccellenza. Leader incontrastata nel suo campo, da anni. Il primato di WhatsApp non è in discussione, ma il calo preoccupa il colosso californiano, e di questo passo il dubbio verrà.
Galeotto l’ultimo aggiornamento sulle modalità e il trattamento dei dati, a partire dall’8 febbraio. Da quell’avviso in poi è successo, sta succedendo in questi giorni e succederà ancora prossimamente, di tutto.
Caso WhatsApp, riassunto delle puntate precedenti
Da quell’avviso da accettare per forza, si è scatenato un polverone. Molti utenti hanno deciso di abbandonare l’app, sulla scia di molti personaggi famosi, primo fra tutti Elon Musk.
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L’autorità italiana ha lanciato l’allarme sui cambi dei termini d’uso previsti l’8 febbraio, in particolare riguardo alla condivisione dei dati con Facebook, portando la questione davanti allo European Data Protection Board, ossia l’organo che riunisce le Autorità per la privacy europee, riservandosi comunque “di intervenire per tutelare gli utenti italiani“.
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Dalle accuse alle difese, il passo è breve. “L’aggiornamento dell’informativa sulla privacy non influisce in alcun modo sulla privacy dei messaggi scambiati con amici o familiari e non richiede agli utenti italiani di accettare nuove modalità di condivisione dei dati con Facebook. Questo aggiornamento fornisce, invece, ulteriore trasparenza su come raccogliamo e utilizziamo i dati“.
Una nota che non è servita né ad abbassare il calo di utenti, né ha convinto il Garante. “Il messaggio con il quale Whatsapp ha avvertito i propri utenti degli aggiornamenti che verranno apportati, dall’8 febbraio, nei termini di servizio – si legge in uno stralcio di un comunicato – e la stessa informativa sul trattamento che verrà fatto dei loro dati personali, sono poco chiari e intelligibili e devono essere valutati attentamente alla luce della disciplina in materia di privacy”.
L’Autorità ritiene infatti che “dai termini di servizio e dalla nuova informativa non sia possibile, per gli utenti, evincere quali siano le modifiche introdotte“. E continua: “Tale informativa non appare pertanto idonea a consentire agli utenti di Whatsapp la manifestazione di una volontà libera e consapevole”.
Il Garante si riserva, dunque, di intervenire “per tutelare gli utenti italiani e far rispettare la disciplina in materia di protezione dei dati personali”.
Palla ora a WhatsApp, chiamato a rispondere e, soprattutto, a fare chiarezza. Anche perché i numeri parlano chiaro.
Whatsapp ha riportato un calo di oltre 2 milioni di download tra il 5 ed il 12 gennaio rispetto alla settimana precedente, attestandosi a 10,6 milioni, secondo le statistiche di Sensor Tower, Signal e Telegram hanno registrato 17,8 e 15,7 milioni di download nello stesso periodo. Di questo passo sì che il primato di Whatsapp verrà messo in forte discussione.