Un programmatore tedesco riceve un pagamento in bitcoin nel 2011. Ora vale una fortuna, ma ha smarrito la password del virtual wallet.
Possiede la bellezza di 263 milioni di dollari in bitcoin al valore di cambio attuale, ma non può averli perché sono protetti da una password dimenticata. È la storia di un milionario virtuale, talmente virtuale che non solo la sua ricchezza è in una valuta che non esiste fisicamente – il bitcoin, appunto – ma, ahilui, è del tutto irraggiungibile perché bloccata in un virtual wallet di cui ha smarrito la password.
La curiosa vicenda di Stefan Thomas, programmatore tedesco che vive a San Francisco, è venuta alla luce grazie a un articolo del New York Times. Ma non è propriamente di stretta attualità, anzi. Thomas ha ricevuto il pagamento nel 2011: 7002 bitcoin come compenso, ironia della sorte, per un video che spiega cosa sono i bitcoin.
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Purtroppo per lui, in quello stesso anno ha smarrito la password d’accesso a IronKey, un piccolo drive che funziona da portafoglio virtuale. Visto lo scopo, un virtual wallet è protetto da una parola d’ordine che Thomas aveva scritto su di un foglio di carta poi smarrito. Dei dieci tentativi per ricordarsela, ne ha sprecati otto. Ora, almeno a sentire lui, ha smesso di cercarla e ha conservato la IronKey sotto chiave (ma non ha specificato che tipo di chiave, stavolta).
I bitcoin garantiscono anonimato e indipendenza rispetto a qualsiasi istituzione, che si parli di governi o di banche. Per questa caratteristica, non esiste nessuno che può recuperare una password smarrita. E infatti la storia di Stefan Thomas è meno singolare di quanto si possa pensare: secondo il NY Times circa il 20% dei bitcoin coniati – si fa per dire – dal 2009 sono irrecuperabili (data da Chainalysis).
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Alla fine, Thomas ha dovuto farsene una ragione. Ha raccontato di aver passato un paio di settimane nella più totale disperazione e mettendo in discussione il suo valore come persona. Poi, una volta realizzato che non avrebbe più rivisto quei soldi, ha dovuto lasciarsi alle spalle quella storia per non perdere il bene più prezioso che una persona possa avere: la propria salute mentale.
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