Xiaomi come Huawei: entra nella lista nera un’altra azienda cinese. L’amministrazione uscente Trump con un colpo di coda affonda il futuro di Xiaomi negli Stati Uniti. Ecco cosa cambia.
Legami con l’esercito cinese. È questo il motivo per cui, con un colpo di coda in piena zona Cesarini l’amministrazione Trump ha inferto a Xiaomi. Niente a che vedere però con la mole di ban che hanno letteralmente affossato Huawei negli ultimi anni, costretta tra le altre cose a cedere la succursale Honor.
Cosa cambia dunque per il colosso cinese che ha di recente presentato il suo nuovo flagship Xiaomi Mi 11? Niente, o quasi. Per prima cosa vengono bloccati gli investimenti delle aziende americane in Xiaomi. La deadline è l’11 novembre 2021, data entro la quale dovranno essere ceduti gli investimenti da parte di aziende o soggetti.
A differenza di Huawei non verranno bloccati i rapporti commerciali tra Xiaomi e le altre organizzazioni statunitensi. Un punto fondamentale che terrà in piedi il castello di carta intorno all’azienda cinese. Dunque se la domanda è “i servizi Google rimaranno tali anche in futuro sugli smartphone Xiaomi?” la risposta, per ora, è sì.
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Per ora non sembra esserci la volontà di andare fino in fondo alla cosa e, a scanso di equivoci, la blacklist in cui è finita Xiaomi è quella “un po’ meno peggio“. Insieme a Xiaomi, la lista è composta da aziende che operano nei settori dell’aviazione, aerospaziale, chimica e telecomunicazioni.
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Ciò che emerge da questa mossa è un chiarissimo segnale di un’amministrazione – quella dell’uscente di Trump – impegnata a dare guerra alla Cina dal punto di vista economico. Mancano infatti poco meno di due settimane alla conclusione del mandato di Trump e al passaggio di consegne con il nuovo presidente Joe Biden. Il nuovo presidente che sarà fondamentale in un possibile azzeramento del provvedimento e miglioramento dei rapporti tra Stati Uniti e Cina. Staremo a vedere.