Entrambi sicuri e pienamente efficaci. Però, sembra che il Moderna impieghi più tempo ad entrare in circolo rispetto al vaccino Pfizer.
Dopo le prime notizie sulla completa disponibilità del farmaco dell’azienda Moderna, la domanda ha attanagliato un po’ tutti: quale dei due è più efficace? Gli esperti del settore hanno risposto allo stesso modo e nella maniera più esaustiva possibile.
La garanzia sta nel fatto che entrambi i vaccini hanno la stessa efficacia e la stessa modalità d’azione. Differiscono soltanto sui tempi di reazione e sulla prassi di conservazione.
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Differenze e analogie tra vaccino Moderna e vaccino Pfizer
La componente principale di entrambi i farmaci è l’mRNA (o RNA messaggero). Quest’ultimo, prodotto in laboratorio (senza utilizzare cellule animali, batteri o virus), codifica la proteina virale spike di SARS-CoV-2. L’mRNA viene protetto dalla degradazione e può penetrare all’interno delle cellule umane grazie ai liposomi di grasso nei quali è incapsulato.
I due farmaci non contengono proteine dell’uovo (presenti in altri vaccini), né cellule, né batteri, né virus, tantomeno porzioni di virus e non sono stati ottenuti utilizzando colture cellulari. Come spiegato dal direttore dell’Unità Operativa di Malattie Infettive del Policlinico “Giaccone”, la loro efficacia e la loro tollerabilità è pressoché identica e lo stesso dicasi per quanto riguarda i possibili effetti collaterali.
Le differenze sostanziali riguardano le modalità di conservazione. Il vaccino Moderna non necessita di temperature molto basse, ciò significa che può essere conservato in un congelatore domestico o persino in frigorifero 30 giorni prima della scadenza. Pfizer-Biontech, invece, deve essere necessariamente conservato a – 75 °C circa e può essere messo in frigorifero solo fino a cinque giorni prima della scadenza
Di conseguenza, il farmaco Pfizer potrà essere utilizzato maggiormente nelle principali istituzioni con infrastrutture consolidate come gli ospedali, mentre il Moderna sarà più utile per strutture più piccole come le farmacie o gli studi del medico di famiglia.
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Infine, la protezione inizierà a distanza, rispettivamente, di almeno 7 giorni e 14 dalla seconda dose di somministrazione.