Amazon ha deciso di rimuovere dai propri server Parler, il social network più popolare presso i sostenitori di Trump e l’estrema destra americana. La mossa segue analoghi provvedimenti di Google e Apple.
Anche Amazon ha deciso di cancellare Parler dalla lista dai propri partner. Da lunedì il social network più popolare presso i sostenitori di Trump e presso l’estrema destra americana sarà rimosso dal cloud di Amazon Web Services. AWS ha espresso preoccupazione per i continui incitamenti alla violenza sul social e ha deciso di intraprendere la strada già indicata da Google e Apple, che negli scorsi giorni hanno escluso la app di Parler dai rispettivi store.
L’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio ha ovviamente fatto salire la tensione e il provvedimento di AWS, che scatterà a partire da lunedì 11 gennaio mattina alle 8:59, costituisce praticamente il colpo di grazia per Parler. Il ceo e fondatore John Matze ha già fatto sapere di voler ricostruire la piattaforma di microblogging da zero, nel giro di una settimana.
Ecco perché anche Amazon ha deciso di scaricare Parler dopo i fatti del 6 gennaio
A questo punto, Parler rischia di scomparire almeno fino a quando non troverà dei nuovi server per ripartire. Sfortunatamente, dall’assalto al Campidoglio da parte dei sostenitori di Trump, i toni dei conservatori più estremisti, dei complottisti, dei negazionisti e dei nazionalisti più radicali si sono ulteriormente inaspriti. Diversi utenti Parler hanno chiamato a raccolta i “patrioti” per dare vita a una marcia armata a Washington DC il prossimo 20 gennaio.
Amazon aveva già segnalato a Parler una lista di 98 violazioni al proprio codice etico per incitamento alla violenza. Secondo AWS, Parler non avrebbe fatto abbastanza per risolvere il problema, tanto che molti dei messaggi incriminati non sono stati rimossi, ed altri sono stati cancellati, ma secondo Amazon “senza l’opportuna urgenza”. Di più, i vertici di Parler hanno precisato di non considerarsi responsabili di tali comportamenti. Lo stesso vale per la piattaforma.
Tutt’altro. Dopo il ban di Twitter e Facebook ai danni di Trump, il social si è addirittura trasformato agli occhi dei propri iscritti in una sorta di baluardo per la libertà di parola. Di fronte alla richiesta di Amazon di attuare una politica di moderazione dei contenuti, la responsabile di Parler, Amy Peikoff, ha promesso di volerlo fare con una squadra di volontari. La risposta, neanche a dirlo, non è piaciuta molto ad Amazon che non considera la strategia abbastanza affidabile. A meno di clamorosi colpi di scena, dunque, Parler chiuderà i battenti alle 23:59 Pacific Standard Time (il quartier generale di Amazon è a Seattle sulla West Coast). A prescindere dalle idee di ciascuno, c’è il rischio che l’ennesimo ban radicalizzi ulteriormente le frange più violente dell’estrema destra.