L’amministrazione Trump voleva a tutti i costi l’estradizione di Julian Assange per condannarlo a 175 anni di carcere, ma la giudice Gb l’ha negata.
La vicenda iniziava a farsi contorta. La richiesta di Trump prevedeva una pena molto severa per l’ex analista informatico. Diverse accuse di spionaggio e pirateria: Assange avrebbe diffuso informazioni private del Governo.
Il fondatore delle piattaforma WikiLeaks ha sempre combattuto per la «verità a tutti i costi», conquistando il favore di molti seguaci. Per alcuni anni, l’attivista web australiano è stato il paladino dell’anti-militarismo americano con un enorme seguito di difensori. Tuttavia, una parte dell’opinione pubblica, oltre a Trump, l’ha sempre visto come un pazzo criminale. Per questo, l’ex presidente americano ha voluto denunciarlo per farne un esempio.
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L’accusa contro Julian Assange
Proprio oggi, 4 gennaio 2021, la giudice britannica Vanessa Baraister annuncia il verdetto in cui vieta l’estradizione dell’imputato. La richiesta era arrivata dall’amministrazione Trump che sperava di poterlo condannare a 175 anni di carcere. Un suicidio, insomma.
Gli avvocati di Assange hanno cercato di dimostrare che l’intento dell’accusato era quello di smascherare alcuni sotterfugi del Governo americano, con la speranza di restituire totale libertà alla stampa e diritto ai cittadini. Ciò è avvenuto in alcuni casi come l’atteggiamento dell’esercito americano in Afghanistan e nella prigione militare di Guantanamo, dove alcuni terroristi, o presunti tali, venivano torturati.
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In tarda mattinata è arrivata la decisione della giustizia britannica: l’istanza di estradizione negli USA è stata contestata e rifiutata. Ciononostante, Washington potrà fare ricorso.