Con la Brexit, il roaming è allo sbaraglio e gli operatori potrebbero approfittarne

Sono appena entrate in vigore le leggi temporanee varate dal documento Brexit. Ma non c’è nessuna regolamentazione sul roaming.

Brexit
Brexit Foto di Pete Linforth da Pixabay

L’uscita del Regno Unito dall’Europa comporta notevoli disagi, sia per i cittadini britannici che per quelli europei. Una serie di norme che univa il paese agli stati europei ora non avranno più valenza e questo inciderà negativamente sui viaggi in entrata e in uscita.

L’appartenenza all’UE ha permesso l’applicazione di leggi molto vantaggiose per i cittadini dei paesi entrati nell’alleanza. Una di queste, negli ultimi anni, è la cooperazione delle varie utenze telefoniche di tutti i paesi nel concedere il “Roaming Like At Home” (RLAH), basato su tariffe a basso costo o sui propri pacchetti promozionali.

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Cosa accadrà al roaming con l’inizio della Brexit

Documento SERVIN.5.36
Documento SERVIN.5.36

Le conseguenze legate alla firma del documento sono numerose e, quanto al roaming, al momento imprevedibili. L’accordo stretto tra von der Leyen e Johnson, come sappiamo, è temporaneo e richiede la ratifica del Parlamento Europeo.

Fino a quel momento, la questione roaming non dovrà sottostare a nessun vincolo (come specificato nel documento SERVIN.5.36) da parte del Regno Unito, né dal resto dei paesi europei. Una specie di terra di nessuno, senza regole, dove gli operatori possono agire come ritengono opportuno.

Lo scenario prevedibile è che le aziende inizino ad applicare tariffe molto elevate. Finora, l’RLAH ha garantito un costo massimo di 3,50 euro a GB e, in molti casi, anche più bassi, tra i 15 e i 20 centesimi al GB.

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Ma si tratta di un’occasione d’oro per le compagnie telefoniche che potrebbe garantirgli un po’ di ricavi extra, incidendo gravemente sui consumatori.

Accordo Brexit
Accordo Brexit Foto di Pete Linforth da Pixabay
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