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Too Good To Go, l’app contro lo spreco di cibo: ecco come funziona

Too Good To Go, app contro spreco di cibo (Foto Repubblica)

L’app Too Good To Go è senza dubbio una delle applicazioni più geniali di sempre, capace di strizzare l’occhio al commercio e all’economia, e nel contempo, di contrastare la piaga dello spreco di cibo. Inventata dalla 39enne danese Mette Lykke nel 2015, sta spopolando negli ultimi mesi anche in Italia, alla luce delle crisi economica causata dal coronavirus. Come funziona? Dopo aver scaricato l’applicazione bisogna inserire i propri dati, in particolare, l’indirizzo di residenza, dopo di che vengono mostrate una serie di opzioni disponibili: dai ristoranti, ai “paninari”, passando per i pasticceri e i panifici, ognuno mette a disposizione, a chiusura del locale, sia a mezzogiorno quanto alla sera, un box ad una certa cifra, di solito pochi euro, contenente l’invenduto. Non viene specificato nel dettaglio cosa si può trovare al suo interno in quanto il contenuto varia di giorno in giorno, ma si tratta di prodotti di ottima qualità che altrimenti andrebbero buttati.

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Too Good To Go, app contro spreco di cibo (Foto Repubblica)

TOO GOOD TO GO: DUE MILIONI DI UTILIZZATORI NELLA SOLA ITALIA

Too Good To Go tradotto significa del resto “Troppo buono per esser gettato”, e come dice il nome, sarebbe uno spreco gettare nella spazzatura tutto quel ben di dio. Repubblica ha effettuato una prova dell’applicazione e in cambio di 4.99 euro si è portata a casa quattro panini al latte con la mortadella, due cornetti salati di semi di papavero contenenti sempre mortadella, pizza rossa e un altro pezzo di pizza con le patate, non male. «In Europa – racconta Mette Lykke sempre allo stesso quotidiano – il cibo che viene sprecato è un terzo del totale e poco meno della metà negli Stati Uniti. È un problema enorme che bisogna risolvere al più presto». L’app è oggi presente in 14 diversi paesi, Italia compresa, e ad essa hanno aderito ben 6.500 esercizi italiani, supermercati compresi. I clienti nel belpaese sono due milioni, attratti dal cibo di qualità e soprattutto dal prezzo contenuto: «Il prezzo – racconta ancora la numero uno dell’app – è studiato in modo tale che non sia conveniente far passare delle pietanze a basso costo per degli autentici avanzi della reale produzione abituale. Con la pandemia – ha aggiunto e concluso – è diventato ancora più chiaro a tutti quanto sia importante la produzione del cibo. Per molti esercizi può davvero fare la differenza». In programma collaborazioni con Danone, Nestlé, Unilever, di modo che i prodotti prossimi alla scadenza possano essere offerti a prezzi stracciati direttamente ai consumatori.

Roberto Mazzucchelli

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