Negli ultimi mesi, i cittadini italiani hanno voluto informarsi al meglio sul Covid-19. Secondo un’indagine, questa parola è stata ricercata più di un milione di volta.
L’informazione offerta tramite telegiornali, trasmissioni e documentari sembra non aver soddisfatto abbastanza le esigenze degli italiani.
Molte volte, tra notiziari e pareri di esperti, la percezione degli utenti era legata ad un’evidente confusione nella comunicazione e nella conoscenza esatta dei fatti.
Per questi motivi, la ricerca sul web, in alcuni casi, sembra aver chiarito un po’ le idee. Perlomeno, anche quando non c’era totale chiarezza, la presenza di dettagli approfonditi è stata di supporto.
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Le informazioni sul Covid-19 ricavate dal web
Secondo un’indagine di Mediamonitor.it e Cedat 85, come riportato dal sito Primaonline, la scelta degli italiani è ricaduta quasi sempre sulla parola “Covid” e non “Coronavirus”, raggiungendo 1.525.727 di citazioni. Non solo, anche i media hanno preferito comunicare i fatti usando questa parola anziché altri appellativi.
Nel dettaglio, il termine è stato utilizzato oltre un milione e mezzo di volte. L’indagine, condotta dal 27 agosto al 27 novembre, ha evidenziato che a questa sono state correlate più volte altre parole.
La prima è “terapie intensive” (con 1.388.201 di citazioni), “contagio” (357.955 volte) e “tampone/i” (con 280.915 di citazioni).
Subito dopo, quelle più usate sono state “lockdown” (149.102), “scuola/e” (144.196), tra i temi più caldi della prima fase. Durante la seconda, grande peso ha avuto la parola “vaccino” (104.980), data la necessità di uscire del tutto da questo clima di pandemia.
Ci sono poi altri termini legati all’aspetto politico di questa condizione e alle misure adottate: “dpcm” con 87.990 menzioni, “mascherine/a” (85.603), “seconda ondata” (66.210) e “quarantena” (61.725).
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Un’indagine che, soprattutto, mostra quanto altre questioni siano finite in secondo piano a causa della totale concentrazione sulla pandemia.