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TikTok, l’amministrazione Trump non butterà ByteDance fuori dagli USA

TikTok US è sempre un miraggio, ma Trump di fatto consente a ByteDance di cercare a oltranza un acquirente USA.

Il logo di TikTok

Non è ancora finita la querelle tra Donald Trump e TikTok, la piattaforma cinese di video sharing che tanta preoccupazione in materia di sicurezza nazionale ha causato all’inquilino uscente della Casa Bianca. La controllante di TikTok, ByteDance, aveva in teoria tempo fino al 4 dicembre 2020 per trovare un acquirente statunitense o togliere il disturbo. Passata la scadenza, però, Trump non ha messo in pratica la minaccia di espulsione.

Da settembre scorso, infatti, l’amministrazione Trump e il CFIUS (Comitato sugli investimenti stranieri negli Stati Uniti) hanno paventato a più riprese la sospensione dei download sul territorio USA per il sempre più popolare video service. ByteDance dal canto suo ha di continuo rivendicato la propria buona fede, supportando in linea di principio la creazione di una versione totalmente americana di TikTok. Tra i papabili acquirenti della possibile “TikTok US” o “TikTok Global” che dir si voglia, Oracle e Walmart sono sempre primi per distacco.

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Trump e Cina sempre in stand-by: Oracle e Walmart alla finestra

Image by eyeonyoudesigns from Pixabay

Secondo la firma di punta per il tech della CNN, Brian Fung, la Casa Bianca non ha intenzione di estendere la scadenza del suo ultimatum né di cacciare ByteDance dagli Usa, dandogli di fatto la possibilità di proseguire la ricerca di un acquirente. Il problema è che la candidatura congiunta di Oracle e Walmart non è mai stata avallata dal governo Cinese, che ha voce in capitolo quando un’azienda di Pechino è oggetto delle attenzioni degli acquirenti internazionali.

Il braccio di ferro continua, a questo punto, senza date in agenda, probabilmente nell’attesa di vedere cosa pensa della questione il neo presidente americano Joe Biden. Ci si attende un atteggiamento più morbido e rilassato, specie in funzione di una trade war che non farebbe il bene di nessuna delle parti in causa – Usa e Cina – e tanto meno dell’economia globale, pesantemente condizionata da qualsiasi capriccio delle due superpotenze economiche mondiali.

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Raffaele Pigneri

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