Pornhub e altri 190 siti banditi in Thailandia: esplode la protesta, gente in strada

Pornhub, proteste in Thailandia (LaStampa)

Esplode la protesta e la rabbia in Thailandia a seguito della decisione del governo di bandire il porno dal web. Nel dettaglio, come scrive Fanpage.it, si è deciso di bloccare il noto sito Pornohub, nonché altri 190 spazi web vietati ai minori. Una decisione, quella dell’esecutivo, che ha fatto andare su tutte le furie i thailandesi, che hanno così deciso di esternare il proprio malcontento scendendo nelle piazze e nelle vie. Il ban del porno è stata solamente la goccia che ha fatto traboccare il vaso, in quanto la Thailandia è una delle nazioni più controllate per quanto riguarda il traffico web, con un’invasione della privacy a livello di Cina e Iran; basti pensare che per acquistare uno smartphone, un thailandese deve effettuare la scansione della propria impronta digitale e del viso. Inoltre, ogni qual volta si posta un contenuto sui social, in particolare su Facebook e Youtube, si è facilmente rintracciabili. Protesta anche sul web, e su Twitter è diventato virale nel giro di poche ore l’hashtag #SavePornhub, primo intendenza in nazione.

Porhub, proteste in Thailandia (La Nuova Sardegna)

PORNHUB BANDITO IN THAILANDIA: “UNA DITTATURA DIGITALE”

I contenuti pornografici sono decisamente seguiti in Thailandia, e la nazione del sud est asiatico è risultata essere uno dei paesi con il più alto traffico di contenuti vietati ai minori nel 2019, addirittura nella top 20 mondiale. Si è calcolato, inoltre, che la permanenza media sui contenuti per adulti sia di 11 minuti e 21 secondi, e così che la decisione di bandire la questione dal web è apparso come un “tentativo di rendere la Thailandia un paese di dittatura digitale – le parole di Emilie Pradichit, direttrice della Manushya Foundatio – con i conservatori al potere che cercano di controllare quello che i giovani possono vedere in rete”. In Thailandia, al di là del porno, la situazione non è delle più rosee, tenendo conto che vige una costituzione che è stata redatta dai militari, e le manifestazioni sono all’ordine del giorno, in particolare contro una ri-scrittura totale della stessa “carta dei diritti”, nonché contro il governo, accusato di vessare gli oppositori.

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