I rivenditori italiani si appellano al Tar del Lazio contro il bonus pc e tablet per un preciso motivo: scopriamone di più
Il bonus pc e tablet, nonostante sia stato apprezzato per quella che è la proposta in sé, non è stato accolto molto bene sia dai cittadini che dai rivenditori. Questo perché, per poter sfruttare l’incentivo, bisogna avvalersi del proprio operatore di linea fissa senza poterlo utilizzare, quindi, in normali negozi. Attualmente si può scegliere uno dei pc in sconto, ma solo gli operatori possono convalidarlo. Anche gli esercenti non vogliono accettare questo modus operandi e si sentono penalizzati. Per questo motivo hanno deciso di appellarsi al Tar del Lazio e, se la sentenza vedrà accettata la richiesta, il bonus potrebbe saltare per ora.
LEGGI ANCHE—> Immuni: il Governo non conosce il numero degli utenti
Bonus pc, troppi dubbi sull’incentivo
Per evitare che ciò possa accadere, è stata presentata un’interrogazione al Senato, firmata da Massimo Mallegni, in cui si chiede l’intervento del ministro allo Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli. Attualmente, a dirla tutta, non convince nemmeno tutti gli operatori telefonici. Quelli minori potrebbero rimanere indietro rispetto ai colossi con i quali è più semplice accordarsi. I dubbi arrivato anche in merito al requisito di connettività minimo per le offerte del bonus. Fissare la velocità minima sarebbe stato più opportuno fissarla a 100 Megabit al secondo invece di 30. Il voucher, per la cronaca, si divide nel seguente modo: 200 euro per la linea veloce, 300 euro per il pc o tablet in comodato d’uso. Si può usufruire dell’incentivo solo se si ha un Isee inferiore a 20 mila euro. L’operazione ha previsto l’erogazione di fondi per 600 milioni di euro.
LEGGI ANCHE—> Lockdown, la bufala della chiusura per il 2 novembre gira per Facebook